venerdì 2 febbraio 2007

interiors

Dopo aver visto Interiors ho pensato che il mio più grande desiderio è vivere dentro una pellicola di Woody Allen. Avrei dei fratelli, crisi e affetto. Sarei brillante nel mio lavoro, e a volte non capito fino in fondo. Sarei immerso nel jazz, avrei amici come Woody(!). Immagino che la mia vita sentimentale sarebbe un disastro.
A pensarci bene, è un mondo in bilico con l’insoddisfazione, un fascino che non mi impedirebbe di star male, a volte.
Già, perché questo è il primo film “drammatico” di Woody, e anche il primo in cui non compare come attore; si legge spesso questo nelle recensioni, ma in fondo che senso ha per lui una distinzione fra “commedia comica”, “commedia ricercata” e “dramma”? Non conosco un suo film in cui non si rida, e nessuno in cui non ci sia una disperazione nascosta nel profondo. Quello che importa è l’intreccio fra i sentimenti, l’arte, le esistenze e la loro incomunicabilità. E come tutto questo diventi reale.
Ecco, nonostante l’ombra di questa disperazione sia lì dietro l’angolo, e sia in tutti i personaggi, il mio più grande desiderio è vivere in una pellicola di Woody Allen.

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