lunedì 30 agosto 2010

previsioni

Le previsioni del tempo davano pioggia nel weekend, addirittura la nuvoletta con il fulmine la domenica mattina. Ho deciso allora di andare in piscina di sabato pomeriggio, uno degli ultimi giorni, forse, in cui ci si possa sdraiare sul prato ad asciugare nel sole.
Verso le sei, cumuli bianchi di nuvole incombevano sulla linea verde degli alberi, quasi come vivere in un paese ai piedi di altissime montagne, ma il sole ha sempre avuto la meglio.
Sono rimasto di più in acqua, e ho fatto il doppio delle vasche che faccio di solito, lente e veloci, fino al limite dell'affanno. È da quel momento che mi è tornata una sensazione che avevo ogni tanto da piccolo, il bisogno frequente di prendere delle grandi boccate d'aria, riempire completamente i polmoni come dopo uno sforzo prolungato, alzando le spalle per aiutare il diaframma ad attirare all'interno il più ossigeno possibile.
È una delle poche cose che in questi giorni mi ha ricordato sensazioni lontane nel passato.
Il futuro invece me lo ha ammonito una frase che ho letto in un libro poco prima di restituirlo. Era sempre sabato, questa volta di mattina, ed ero seduto nel portico dell'ex-macello che ospita ora la biblioteca.
Era un libro difficile, fitto di citazioni e non sempre facile da seguire, che un giorno dovrò comprare per poterlo sottolineare e avere vicino. Un'esistenza senza bisogni è in fondo un'esistenza superflua, c'era scritto. Mi è sembrato un libro molto saggio.

martedì 17 agosto 2010

con che occhi guardare

L'imperatore - così si racconta - ha inviato a te, a un singolo, a un misero suddito, minima ombra sperduta nella più lontana delle lontananze dal sole imperiale, proprio a te l'imperatore ha inviato un messaggio dal suo letto di morte. Ha fatto inginocchiare il messaggero al letto, sussurrandogli il messaggio all'orecchio; e gli premeva tanto che se l'è fatto ripetere all'orecchio. Con un cenno del capo ha confermato l'esattezza di ciò che gli veniva detto. E dinanzi a tutti coloro che assistevano alla sua morte (tutte le pareti che lo impediscono abbattute e sugli scaloni che si levano alti ed ampi son disposti in cerchio i grandi del regno), dinanzi a tutti loro ha congedato il messaggero. Questi s'è subito messo in moto; è un uomo robusto, instancabile; manovrando or con l'uno or con l'altro braccio si fa strada nella folla. Ma la folla è così enorme; e le sue dimore non hanno fine. Se avesse via libera, all'aperto, come volerebbe! E presto ascolteresti i magnifici colpi della sua mano alla tua porta. Ma invece come si stanca inutilmente! Ancora cerca di farsi strada nelle stanze del palazzo più interno; non riuscirà mai a superarle; e anche se gli riuscisse, non si sarebbe a nulla; dovrebbe aprirsi un varco scendendo tutte le scale; e anche se gli riuscisse, non si sarebbe a nulla; c'è ancora da attraversare tutti i cortili; e dietro a loro il secondo palazzo e così via per millenni; e anche se gli riuscisse precipitarsi fuori dell'ultima porta - ma questo mai e poi mai potrà avvenire - c'è tutta la città imperiale di fronte a lui, il centro del mondo ripieno di tutti i suoi rifiuti. Nessuno riesce a passare di lì e tantomeno col messaggio di un morto. Ma tu stai alla finestra e ne sogni, quando giunge la sera.
Franz Kafka, Il messaggio dell'imperatore

La sera, sogno anch'io di questo messaggio. A volte mi sembra quasi di sentirlo, a volte c'è solo l'eco della mia attesa.
Un mucchio di cose da fare, ma me ne dimentico sempre, me ne ricordo quando è troppo tardi. Niente sembra lasciare delle impronte durature, le onde le cancellano inesorabili senza nemmeno sapere quello che fanno. Il tempo si allunga paziente e poi si contrae di scatto, non mi resta che rimandare tutto a domani. Ma io sono sicuro che c'è qualcosa, nessuno arriverà ad avvertire, bisogna fare in modo che succeda casualmente. Fermarsi non vale la pena, una piccola dose di malattia.