giovedì 18 marzo 2010

considerazioni di carattere bottegaio


Che La nube purpurea, pubblicata nel 1901, sia un capolavoro, continuamente più riuscito e trascendente di un qualsiasi romanzo di Émile Zola ‒ per nominare a caso un grande famoso sull'orlo del secolo ‒ sembra non solo accertabile in sede di lettura, ma anche dimostrabile in sede critica. Se si paragonano gli argomenti profferti, nel romanzo di Zola troveremo probabilmente una famiglia torbida, un padre ubriaco, una figlia prostituta, la differita constatazione che i poveri sono poveri, che gli avari sono avari e che i parigini abitano a Parigi: se a un tratto apparissero tra i personaggi un egizio, o semplicemente un pesce volante, ho l'impressione che il romanzo barcollerebbe, a dimostrare la fragilità della sua struttura.
J. Rodolfo Wilcock

Man mano che il tempo passa, sembra che ne approfitti per erodere i margini dei ricordi, smussare tutte le asperità e trasformarli in forme ormai tutte uguali, banali, scontate. Per comodità o forse poca memoria, spariscono a poco a poco tutte le sfumature che ho riconosciuto nelle cose la prima volta che le ho incontrate, e rimane soltanto un nome e una vaga impressione, simile a tante altre.
Ci vuole veramente fatica e impegno per mantenere, conservare di ognuna la diversità, la meraviglia e l'entusiasmo che ha suscitato, in tutti i suoi dettagli. Non è vero che "quello che non si può dire in poche parole non lo si può dire neanche in molte".

lunedì 1 marzo 2010

una domanda tecnica

Dio è impotente. È impotente per amore. Se avesse mantenuto un po' di potere, non amerebbe come ama. Buon Dio, aiutaci nella nostra impotenza.
John Berger

Mi chiedo perché San Paolo, dopo la conversione, aspettò tre anni prima di recarsi a Gerusalemme e conoscere di persona coloro che facevano nascere la prima comunità cristiana. Così ho letto negli Atti degli Apostoli. 

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Oltre ai testi degli Atti occorrerebbe considerare anche la Lettera di San Paolo ai Galati, nel primo capitolo, per avere una visione più completa degli eventi e delle motivazioni. Saulo era sicurissimo della visione che gli attestava che Gesù di Nazareth era veramente risorto e gli dava l’incarico della missione. Alcuni esegeti (tra cui anche Lutero) non escludono che Saulo abbia parlato, dopo la sua conversione, privatamente con qualcuno dei primi testimoni della risurrezione, in particolare con Pietro: Ma ciò che importa soprattutto a Saulo è di sottolineare la indipendenza delle sue scelte. In seguito andrà anche a Gerusalemme per consultarsi pubblicamente con Cefa. ( cfr. Galati 1,18).
Cardinal Martini