martedì 26 ottobre 2010

una sconfinata ammirazione


Domenica mattina, una volta aperta la finestra, ogni suono si faceva di colpo chiaro e distinto. Il cinguettare perpetuo di diversi uccelli sul tetto delle case, le gocce isolate che cadono a terra dagli spigoli dei palazzi, il rumore regolare di tacchi solitari che si allontanano sul selciato, un'auto che si avvicina, spegne il motore, una chiave nella toppa, una porta che si apre, il sottofondo di un cielo grigio e umido.
Dopo averci pensato su, ho richiuso la finestra e tutto è tornato ovattato e distante.

Mi sembrava di essere in un istituto per educandi, isolato e sprofondato nel suo torpore, e mi percepivo distaccato da ogni cosa, con invincibile ironia senza uscita.

Poi, questa sera, mi capita di leggere alcune righe come queste, che parlano di un alunno e una maestra.
Quella signora simpatica vestita di nero ci insegnava matematica, chimica, fisica e scienze naturali. La prima volta che è entrata in aula l'abbiamo accolta in piedi, e lei ha detto: "Buongiorno, si siedano". E ci siamo seduti con grande frastuono.
Poi silenzio.
Poi lei ha cominciato: "Esistono due classi contigue di grandezze" e ha continuato più o meno per un'ora senza che nessuno, credo, riuscisse a capire niente.
Io, a corto di intelligenza speculativa, abituato a raccogliere mirtilli rossi o mirtilli neri con un pettine speciale per portarli a mia madre, che ci faceva le sue marmellate, non soltanto non capivo il significato di quelle parole "Esistono due classi contigue di grandezze", ma purtroppo non capivo neanche "perché" nel mondo potesse essere stata inventata una frase di quel genere.
Dove potevo depositarla? Dove stava la necessità di quella frase?
Per me, allora, il mondo era tutto a disposizione.
Una volta ho chiesto a Giovannino Lopes, antico pescatore delle isole Eolie, che cosa potevo portargli dalla città. Giovannino ci ha pensato un po' su, poi ha risposto: "Non ho bisogno di niente". Io allora ero più o meno nello stesso stato. Forse lo sono ancora.
Allora, quello che c'era c'era e quello che non c'era non c'era.

Ancora una volta, c'è qualcosa che lega queste esperienze così diverse. Cercarlo sarà un'idea che avrò sempre in mente.