sabato 20 febbraio 2010

calma attesa

All'interno del cinema, nel buio della sala semideserta, mi sembrava di pensare a voce alta. Mi sembrava cioè che i miei segreti commenti o le impressioni fossero realmente nell'aria, persino con un accento emiliano che non mi conoscevo. Dopo un'esitazione ho capito che erano le discussioni di una coppia di anziani, seduta non molto distante.
Una volta uscito, ho trovato una pioggia leggera che mi ha accompagnato, le strade e i vicoli erano spesso vuoti e umidi, ero molto concentrato ma non saprei dire esattamente su che cosa. Certamente non avevo scordato alcuni visi, soprattutto uno, e ci stavo ancora pensando.
Ora mi sembra impossibile, ma forse un giorno l'avrò dimenticato. Mi accorgo di quanti sono i visi che non conosco più, e le sensazioni che mi hanno dato che sono diventate estranee. Se ci penso percepisco un sentimento di vuoto che sento familiare, come di spazio che improvvisamente si dilata intorno a me e accentua una mia solitudine. E allo stesso tempo ho l'illusione di ritrovare quei visi, e che loro sappiano che c'è stato un giorno in cui li ho conosciuti, e che siano anche un po' bonari nel ricordarselo.