lunedì 23 giugno 2008

Boris Godunov


All'improvviso mi sono trovato all'interno di un teatro, nel buio più completo, assistevo a Boris Godunov, lotte dinastiche in Russia, la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi, la politica è la continuazione della guerra con altri mezzi, quando i terroristi sono entrati, hanno sparato, hanno sistemato le bombe e ci hanno presi in ostaggio, urlavano, urlavamo, e l'attesa immobile, tre giorni di attesa e tensione senza fine, a qualcuno cedevano i nervi, e poi, poco prima della fine, lo sguardo di quella ragazza, che aveva ucciso e aveva salvato.
Sono uscito dal teatro, stordito, il caldo soffocante della città, le persone: degli estranei.

venerdì 20 giugno 2008

Wasmes, aprile 1879


Scendere in una miniera è una sensazione molto sgradevole. Si scende in una specie di cesta o gabbia, come un secchio nel pozzo; ma qui si tratta di un pozzo profondo 500-700 metri, così che quando si guarda in alto dal fondo, la luce del giorno ha le dimensioni di una stella nel cielo.
È come trovarsi a bordo di una nave per la prima volta, ma ancora peggio: fortunatamente, il viaggio è breve. I minatori vi sono abituati e tuttavia non riescono mai a vincere un giustificato senso di paura e di orrore. Comunque, una volta giunti sul fondo il peggio è passato e si è largamente ricompensati del disturbo da tutto quello che c'è da vedere.

Il mio indirizzo è: Vincent van Gogh, presso Jean Baptiste Denis; Rue du Petit Wasmes, Wasmes (Borinage, Hainaut).

giovedì 19 giugno 2008

al freddo


Certe volte, soprattutto la sera, la nostalgia di una metropoli, fredda e distaccata, brulicante, anonima, un cinema da solo d’inverno. E tutto finisce con il giorno, senza domani.

martedì 3 giugno 2008

attese deluse


Mentre le leggo, sono stupito da quello che trovo nelle poesie di Robert Walser. O meglio, di quello che mi aspettavo di trovarci, ma che invece non riconosco.
Mi manca l'infantile ingenuità di certi passaggi, ma soprattutto la profondità del sentimento dell'anima che segue subito dopo. Mi manca tutta quella sua vita, quel voltarsi indietro a guardare che a volte ho sentito così mio. Il rumore umido e soffice delle scarpe nella neve che si sentiva scorrendo le sue pagine.
Ma devo ancora finire di leggere.

Pensavo ieri notte
sono le stelle che cantano,
quando fui svegliato
e sentii suonare piano.

Ma era una fisarmonica,
penetrava nella stanza
e risuonava angosciosa
nella notte fredda e pungente.

Pensai così alle lotte perdute,
alle suppliche e alle maledizioni
e a lungo udii cantare ancora,
a lungo rimasi sveglio.