giovedì 29 gennaio 2009

è breve sogno


Solo et pensoso i più deserti campi
vo mesurando a passi tardi et lenti,
et gli occhi porto per fuggire intenti
ove vestigio human l'arena stampi.

Oggi avrei letto poesie ad alta voce, ma non so se avrei saputo trovare quelle che avrei voluto.
Oggi ho scoperto che Ambrogio ha scritto prima di molti altri che la proprietà è un furto: Natura igitur ius commune generavit, usurpatio ius fecit privatum.
Ho ascoltato storie di dubbi e di cambiamenti, pensando all'intimo della mia inquieta immobilità.
Ho ripensato che bisognerebbe creare un artista già morto, che rifacesse le opere di altri prima di loro (cioè dopo, visti da qui).
Ho avuto voglia di disegnare dei rami fioriti in un vaso.
Ho riassaporato la labilità di una sera creduta ricca di idee, che passa come un'onda sulla sabbia senza lasciare traccia.

...et del mio vaneggiar vergogna è 'l frutto,
e 'l pentersi, e 'l conoscer chiaramente
che quanto piace al mondo è breve sogno.

domenica 18 gennaio 2009

discussioni in treno


Mi è capitato di osservare la vita di persone che avevo di fronte, di ascoltare le loro storie e avere l'impressione di riconoscere un sottofondo comune nel loro procedere, quasi legato a delle leggi biologiche inconsapevoli ma inevitabili, che agiscono silenziose lasciando l'impressione che ogni cosa sia un caso fortuito o una fortunata coincidenza.
Da ogni individuo, in un momento della sua esistenza che può variare da persona a persona, nascono delle radici, che fanno presa sul mondo che lo circonda e lo ancorano a poco a poco. È un processo lento e impercettibile, ma sufficientemente veloce perché un giorno, all'improvviso, si scopra che qualcosa è cambiato e non è più come prima, che il cambiamento ha un prezzo e il compromesso è una possibilità. Le radici nascono da sé, come per una legge non scritta, e non importa dove uno si trovi e cosa stia facendo: attecchiscono in quel momento senza nessun perché, e sorprendono a cose fatte. Si stabilizza un lavoro, si sedimenta il rapporto con una città, si consolida la relazione con una persona, questo è il mettere radici. È il cristallizarsi e l'indurirsi di situazioni che prima potevano non esserlo.
Se è così, se veramente succede senza riguardo per le decisioni o i desideri, allora quel lavoro, quella città, quella persona non sarebbero l'ideale frutto di una scelta, ma avrebbero semplicemente il merito di essere stati al posto giusto nel momento giusto, non migliori in assoluto rispetto al passato o al futuro, o ad altre possibilità che non conosco, ma semplicemente quelle in cui una persona si trova quando è giunto il momento di questa modificazione dentro di sé.

mercoledì 14 gennaio 2009

una sera


Ci sono momenti in cui mi sembra di ubriacarmi di quotidiano, stordirmi fino a non capire più nulla e ad accorgermene irrimediabilmente troppo tardi.
Ci sono momenti in cui mi sento soffocare in un solido nulla, da cui mi si tolgono gli attimi dolci e intensi che rimarranno ricordi di una stagione perduta.
Mi dibatto come un insetto che non sa ancora che è arrivata la sua fine, per me nient'altro che il dissolvermi nel solido nulla di cui dicevo.
Mi consola l'immaginare di poter parlare a lungo, e sentirmi capito, da V.

mercoledì 7 gennaio 2009

una parabola


Nulla posseggo, nulla so, nulla posso, nulla ho imparato.
Ho ricevuto in regalo Siddharta, e ho finito di leggerlo in viaggio, credo in un bar una sera. La prima impressione, una volta giunto alla fine, è stata una lieve delusione: quanto appassionante era stata la continua ricerca di Siddharta, tanto insipido mi era sembrato il risultato. Quanto profondamente intime e vere le pagine sull'insegnamento della verità, sull'amore e sul tempo, tanto lontano e rinunciatario l'ipotetico panteismo in cui ogni oggetto è adorato perché è ed è sempre stato tutto.
Subisco però il fascino del pensiero a cui Siddharta arriva dopo gli anni della sua vita: di ogni verità, anche il contrario è vero.
Mi coinvolgono le pagine sul ruolo dell'insegnamento nella ricerca di ognuno. Il voler spiegare il mondo in un messaggio crea inevitabilmente categorie e modi di pensare che sono necessari per rendere comprensibile e trasmissibile l'intuizione iniziale, ma che in un modo o nell'altro finiscono per distorcerla e allontanarla dalla sua purezza. La saggezza in realtà è incomunicabile, e suona agli altri anzi come una pazzia; la vera illuminazione non proviene da una dottrina che si studia, ma da un'esperienza che io soltanto posso fare sulla mia pelle. L'uomo che cerca veramente non può accogliere nessuna dottrina; l'uomo che ha trovato, quello può salutare con gioia ogni dottrina.
Percepisco la grande distanza fra due modi di vedere e vivere: come mi era apparso visitandola di persona, in India la vita del singolo non ha valore. Nessun orgoglio, nessuna individualità e unicità, ma ognuno soltanto come un pezzo nomade dell'anima del tutto, che non aspira ad altro che ad annullarsi e fondersi una volta per tutte con il tutto da cui proviene.
In realtà, la discontinuità che sembra esserci tra mondo e eternità, fra male e bene, è un'illusione.