domenica 17 maggio 2009

A.M. 1980


Non so se mettere sul tavolo un vaso di fiori. / Non so se i critici sappiano dipingere. / Non so se guardare la gente dentro agli occhi. / Non so se spostare un poco quel divano. / Non so se verificare l'esattezza dei dati. / Non so se quella persona si ricordi di me. / Non so se accendere la lavastoviglie. / Non so se Palladio mi abbia influenzato. / Non so se disturbare quella quiete. / Non so se colorare rosa o azzurro quell'oggetto. / Non so come definire la parola architettura. / Non so se mettermi a gridare improvvisamente. / Non so se stia bene il tappetino accanto al letto. / Non so se impostare con metodo le mie teorie. / Non so se bere acqua così fredda. / Non so se usare marmo oppure materia plastica. / Non so se studiare il Dadaismo. / Non so se smetterla con la sensibilità. / Non so se preoccuparmi di imbiancare le pareti. / Non so se la vita sia del tutto banale. / Non so se sia meglio il centro oppure la periferia. / Non so perché milioni di persone abbiano tanta fame. / Non so se sia bene uccidere il tempo. / Non so se chiedere aiuto al muratore. / Non so se si debba restare in Occidente. / Non so se domani avrò male alla testa. / Non so se applicare il regolamento. / Non so se mettere le cose in ordine alfabetico. / Non so se io stesso sia un terrorista. / Non so se comperare pareti componibili. / Non so se progettare un luogo per la morte. / Non so se aumentare il grado di cinismo. / Non so se interessarmi dei prefabbricati. / Non so se convenga lavorare tanto. / Non so se accarezzare affannosamente il gatto. / Non so se le facciate debbano avere le finestre. / Non so se sia meglio riposare un poco. ...

Non so se modificare questa citazione per renderla più vicina a me.
Alla fine mi dico che è impossibile scrivere tutto, e che anche se mi sembra troppo tecnica, chi la legge potrà farla propria e continuare in ogni direzione, e ricordare giornate di sole, un caffè, un ripensamento.

domenica 10 maggio 2009

senza troppa convinzione


Ancora una mostra di fotogiornalismo, fotoreportage, documenti di guerra e di storia... basta.
Questa la mia prima reazione di fronte allo striscione verticale che da lontano si faceva sempre più nitido: Questa è la guerra. Robert Capa al lavoro. In contemporanea, Gerda Taro: un fotografo giapponese o una fotografa tedesca?

Vinco lo scetticismo ed entro, per scoprire dopo poco la storia di due pseudonimi, insieme alle loro fotografie con i repubblicani nella guerra civile spagnola. Lui usava il formato rettangolare, lei quello quadrato.
Lui aveva soltanto 22 anni quando aveva scattato la sua foto più famosa, il miliziano colpito a morte da una pallottola nemica. Lei moriva durante una ritirata. Lui continuava a viaggiare in tutti i teatri di guerra, e inviare le fotografie ai giornali.
Mi sono emozionato guardando i suoi appunti per le didascalie delle foto, scritti in un miscuglio di lingue, gli originali delle lettere dal fronte scritte ai propri famigliari, la storia di una valigia di rullini che scompare a Parigi e ricompare in Messico e viene restituita agli eredi da un regista onesto.

Guardando le fotografie e le loro date, mi sono chiesto chi fra quelle persone potesse essere ancora vivo, e ho fissato negli occhi molta gente che ora è morta, e che ha vissuto senza sapere che io l'avrei rivista molto tempo dopo, facendomi domande a cui solo loro avrebbero potuto rispondere.