domenica 18 febbraio 2007

portici e penombra


Bologna è paesaggio terrestre.
In un’altra città avresti un fiume, un mare, un monte da prendere come punto di riferimento; cioè un elemento naturale che affiora nel reticolato dei palazzi umani, che li ha preceduti e con cui questi hanno dovuto fare i conti. Una sorta di presenza immobile e garante, che indirizza e dà un senso alle direzioni.
Quando cammini a Bologna ti muovi su un piano indefinito, dove una direzione vale l’altra, perché intorno c’è solo piatta terra e lunghi portici in ogni direzione. Si entra in un passaggio laterale e si scende qualche gradino, si attraversano cortili interni e complessi di palazzi, si sale e si riscende e si sbuca sotto gli archi di un’altra piazza.
Ho visto Bologna città di penombre, di carne e sangue, del colore dei suoi mattoni.

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