domenica 4 febbraio 2007

un mese e un giorno

Immaginiamo per un momento che una persona stia male, soffra per essere circondato da una vita che non riesce a cambiare. Immaginiamo anche che sia in questa condizione da un certo tempo, e che alterni momenti di inspiegabile fiducia ad altri di profondo sconforto. Diciamo infine che abbia come l’impressione, se interpreto bene il suo stato d’animo, di non potersi permettere di non essere ottimista; di considerarsi dopotutto un privilegiato (continuiamo a interpretare), ma che questo non gli impedisca di vivere una sua situazione di incertezza e disagio.
Ecco, ciò che sentirebbe sarebbe più o meno quello che leggo ora, in una lettera di un mese e un giorno fa. Come possono essere lunghi e distanti a volte pochi giorni! Io ad esempio non ricordo cosa stessi facendo allora.
A te che hai scritto, e che magari ora stai leggendo, non pensare che abbia tradito il tuo desiderio di segreta solitudine. Quando sei stato male, non c’è stato rifugio che ti potesse dare una sensazione di sicurezza, e se hai scritto una lettera forse volevi che qualcuno sapesse. Forse.

Ehi, ci siamo sentiti da poco al telefono, ho visto anche che ci siamo stati 40 minuti, non me ne ero reso conto. E’ strano, ma dopo aver messo giù mi sono sentito male, mi sono sdraiato in terra in camera a pensare, e non potevo fare a meno di chiedermi cosa ci facevo lì, cosa sto sbagliando. E ci sono rimasto tanto tempo, anche qui non mi sono reso conto.
Cosa sto sbagliando? A volte ho veramente l’impressione che tutto e tutti mi stiano passando a fianco veloci, e io fermo a guardare. Mi sento un inadatto a vivere. Mi sento debole. Vorrei andare in un posto dove nessuno mi vede, mi osserva, e invece sento come lo sguardo di tutti su di me.
Cosa sto sbagliando? Perché ogni volta che dico qualcosa poi ho subito l’impressione di averlo detto male? Di aver fatto un errore?
Sono mesi che chiedo a Dio di mostrarmi la mia strada, ma nessuno mi risponde.
Eppure io non mi sono mai tirato indietro di fronte alla sofferenza, ma forse credevo solo che lo fosse, e in realtà non era niente. Forse solo adesso sto soffrendo, e mi rendo conto di cosa sia.
Sto male e nessuno mi può dare una mano. Sono terrorizzato da un futuro che non ho. Che sento già qui.

Non so se ti manderò questa mail, perché è più delirante che altro, so solo che sono stanco di piangere, di essere insicuro, di non combinare nulla nella mia vita. Sono stanco e non so da che parte voltarmi.

Vorrei svegliarmi domattina e capire che questo era un sogno, un brutto sogno.

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