domenica 25 febbraio 2007

cinematograficamente parlando ...


... settimana pesante. Anche se non tragica.

Professione: Reporter, nella tradizione di Antonioni, si conferma indigesto e a tratti soporifero, anche se non c’è paragone rispetto a mattoni autentici come L’eclisse. Sono sempre più convinto che l’unità di misura della sua idea di cinema sia la singola scena, il creare un’inquadratura e una situazione che rendano su uno schermo la sua idea di esistenza, fatta essenzialmente di lontananza da se stessi. Tutto questo però lo vedo pensato appunto per ogni scena a sé, singolarmente, e creare un racconto in questo modo a volte è difficile..
Belli i paesaggi del deserto, della Spagna assolata e le inquadrature di Barcellona con i tetti di Gaudì, e bella Maria Schneider.



Poi è venuto il turno di Teorema, di PPP. E anche qui, ero preparato.

Uno sconosciuto fa visita per qualche giorno ad una famiglia della tipica borghese milanese, finendo per avere rapporti con tutti. Dopo la sua partenza, nessuno ritornerà ad essere quello che era, nessuno ritroverà una pace.
Qui ancora di più, non ci sono personaggi, solo dei puri concetti che “recitano”, ed è questo che rende il film, un qualsiasi film forse, pesante. Cioè asettico, concettoso, affrontabile solo dopo un faticoso esercizio di vittoria su se stessi.. O almeno, a me fa questo effetto.
C’è un però. Il però sono le parole che dice un personaggio all’ospite in partenza, gli dice che non si deve illudere che per la famiglia potrà ritornare tutto come prima, perché dopo aver conosciuto lui nulla potrà più esserlo. PPP dice che voleva dimostrare “l’incapacità dell’uomo moderno di percepire, ascoltare, assorbire e vivere il verbo sacro”, come dire a Dio che non è così semplice arrivare un giorno, darci la possibilità di conoscerlo e poi andarsene. O almeno, a me così pare.
Io credo che per una volta, soltanto un po’, accanto alla sua asfissiante ideologia politica di classi, PPP parli anche dell’uomo più in generale, della sua condizione in quanto uomo, non solo in quanto borghese. Ma forse mi sbaglio.

Incrociamo le dita per quello che arriverà..

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