martedì 17 agosto 2010

con che occhi guardare

L'imperatore - così si racconta - ha inviato a te, a un singolo, a un misero suddito, minima ombra sperduta nella più lontana delle lontananze dal sole imperiale, proprio a te l'imperatore ha inviato un messaggio dal suo letto di morte. Ha fatto inginocchiare il messaggero al letto, sussurrandogli il messaggio all'orecchio; e gli premeva tanto che se l'è fatto ripetere all'orecchio. Con un cenno del capo ha confermato l'esattezza di ciò che gli veniva detto. E dinanzi a tutti coloro che assistevano alla sua morte (tutte le pareti che lo impediscono abbattute e sugli scaloni che si levano alti ed ampi son disposti in cerchio i grandi del regno), dinanzi a tutti loro ha congedato il messaggero. Questi s'è subito messo in moto; è un uomo robusto, instancabile; manovrando or con l'uno or con l'altro braccio si fa strada nella folla. Ma la folla è così enorme; e le sue dimore non hanno fine. Se avesse via libera, all'aperto, come volerebbe! E presto ascolteresti i magnifici colpi della sua mano alla tua porta. Ma invece come si stanca inutilmente! Ancora cerca di farsi strada nelle stanze del palazzo più interno; non riuscirà mai a superarle; e anche se gli riuscisse, non si sarebbe a nulla; dovrebbe aprirsi un varco scendendo tutte le scale; e anche se gli riuscisse, non si sarebbe a nulla; c'è ancora da attraversare tutti i cortili; e dietro a loro il secondo palazzo e così via per millenni; e anche se gli riuscisse precipitarsi fuori dell'ultima porta - ma questo mai e poi mai potrà avvenire - c'è tutta la città imperiale di fronte a lui, il centro del mondo ripieno di tutti i suoi rifiuti. Nessuno riesce a passare di lì e tantomeno col messaggio di un morto. Ma tu stai alla finestra e ne sogni, quando giunge la sera.
Franz Kafka, Il messaggio dell'imperatore

La sera, sogno anch'io di questo messaggio. A volte mi sembra quasi di sentirlo, a volte c'è solo l'eco della mia attesa.
Un mucchio di cose da fare, ma me ne dimentico sempre, me ne ricordo quando è troppo tardi. Niente sembra lasciare delle impronte durature, le onde le cancellano inesorabili senza nemmeno sapere quello che fanno. Il tempo si allunga paziente e poi si contrae di scatto, non mi resta che rimandare tutto a domani. Ma io sono sicuro che c'è qualcosa, nessuno arriverà ad avvertire, bisogna fare in modo che succeda casualmente. Fermarsi non vale la pena, una piccola dose di malattia.

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