lunedì 7 dicembre 2009

un inverno freddo e ostile di una Le Havre in guerra


Scene e linguaggio dicono al lettore: "sei capitato in un mondo deformato, assomiglia al tuo ma non lasciarti ingannare".
uno scrittore enigmista che fa il critico

Direi di sì, è proprio così. Il mondo di queste pagine è una specie di sintesi di quello del di fuori, ridotta all'essenziale: cose e persone sono figure senza molto spessore, che si muovono sulla Storia in modo brusco e frammentato. Sono sgrossati senza andare troppo per il sottile.
Tutta l'architettura del libro è costruita secondo regole della poesia, e forma una specie di intricato sistema simbolico che è possibile intuire sotto la superficie: dice l'autore che "si possono far rimare situazioni e personaggi così come si fanno rimare delle parole".
Apparentemente, una storia semplice. Un po' più al di sotto, un esperimento letterario e una descrizione psicologica allo stesso tempo.



Un rude inverno è scritto in quello stile straordinario di Raymond Queneau, in cui l'ortografia s'intona all'ispirazione del momento.
lo scrittore che si critica

Se è vero che una persona può scrivere nella vita al massimo un paio di libri perfetti, certamente questo non è uno di questi. Ma il tono fresco e fischiettante è un viso giocoso con cui presentarsi al mondo.



Un romanzo in cui apparentemente non capitano molte cose, e che pure si incammina piano piano verso l'inesauribile.
un altro scrittore che fa il critico

In effetti, la vicenda del libro si riassumerebbe in due righe. In realtà, se ne parla ma non si riesce ad avere la sensazione di esaurirlo.
È affascinante ripercorrere le assonanze fra la storia e la biografia del suo autore, pensare a quando il libro è ambientato e quando l'autore lo sta scrivendo, e scoprire molti dettagli autobiografici.
La Storia che incombe e si ripete nella vita del singolo è una delle ossessioni del suo autore, come le coincidenze, i dettagli, il dolore, quello che rende inesauribile il libro.

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