mercoledì 1 luglio 2009

sera cronica


Credo che una delle delusioni più grandi sia quella del momento in cui si comprende che la propria sarà un'esistenza ordinaria. La comprensione netta che ogni cosa tenderà a ripetersi mascherandosi nella fretta e nell'indolenza. E anche, che ogni cosa è sempre quell'unica cosa, che tutto è già iniziato da un pezzo e resterà lasciato a metà. E soprattutto, che di tutto questo non sembra esserci un motivo preciso.

Sto leggendo il primo dei racconti di una raccolta intitolata Cinema naturale, in cui il protagonista non riesce a raccontare nulla perché durante il suo viaggio non gli riesce mai di trovare una penna.
Dal cinema ci sono tornato proprio ora, dove ho visto un film che mi ha incuriosito e deluso allo stesso tempo, Il mondo di Horten; mi sono sembrate tante idee vivaci, che mi hanno ricordato Il poema dei lunatici, lasciate a mollo però in un sottofondo come tanti altri.
A volte vorrei vivere in un poema, credo che mi piacerebbe molto.

Forse a ben vedere ogni esistenza è ordinaria, e la nostra sarà solo ordinaria fra l'ordinario.

1 commento:

pyperita ha detto...

Lasciami dire che al contrario ogni esistenza è straordinaria di per sé, unica, irripetibile. Ho pensato spesso con rammarico al fatto di aver definto, una volta, una persona che conoscevo come inutile, poi ho saputo che è morta e la cosa mi ha scioccato.
Non penserò più di nessuno una cosa simile. Lei certo non era ordinaria per chi le voleva bene.