sabato 25 aprile 2009

primo sole


Stavo leggendo un libro in cui si dice che una donna, per scrivere letteratura, deve avere per sé denaro e spazio sufficienti, quando davanti a me sono passate due signore, un'anziana su una carrozzella, vestita con una giacca imbottita invernale, e l'altra che la spingeva sul lastricato di mattoni. Questa parlava a voce alta, un po' all'anziana che non intendeva e un po' a se stessa, e ringraziava di aver ricevuto il lavoro, e affermava che quando si chiede si viene ascoltati, sempre.
Io ero seduto su una sedia al sole, sedia che avevo trovato abbandonata sotto il portico e avevo spostato un po' in là nella piazza deserta. Il sole scaldava e abbagliava, e mentre alzavo di poco gli occhi pensavo che dopotutto era ben poca cosa, quanto la badante aveva ricevuto. Ma intanto le due signore si erano allontanate, e io ero fermo. Avevano raggiunto l'ombra dal lato opposto della piazza, e scomparivano dietro i vasi di piante e qualche macchina immobile. E allora ho creduto che forse lei ne sapeva più di me, e che non c'era motivo di non credere alle sue parole.
Poi, dal transetto della chiesa sono sfociati dei turisti vocianti, che hanno ammirato il silenzio e gettato uno sguardo sull'unica persona intorno, apparentemente seduto a leggere un libro su una donna e la letteratura.

Una parentesi.
A volte, passare dei giorni vicino a una persona mi serve per contemplare in lei e ricordare a me stesso modi e atteggiamenti da cui tenermi lontano: in un certo senso, mi indispone e mi rassicura allo stesso tempo. Questo è quanto ho pensato ogni giorno nel corso del mio ultimo viaggio.
Ma di ritorno, i pensieri sono occupati da un rimescolamento interiore, dalla sensazione di essere uno strumento di dolore e sofferenza.

1 commento:

Anonimo ha detto...

..se qualcosa ti resterà nella pancia, sulla pelle e sulle labbra, non voglio che sia questa sensazione, non è così.. avrai parole che te lo proveranno.
Ti bacio