mercoledì 1 aprile 2009

nel passato


Come in un negativo che si sviluppa, volti remoti ricompaiono in questi che mi circondano: gente sparita dalla terra e dalla memoria, gente dissolta nel nulla, e che invece si ripete senza saperlo nelle generazioni, in una eternità della specie, di cui non si comprende se sia il trionfo della vita o il trionfo della morte.

Mentre Salvatore Satta terminava il suo primo e unico libro, nevicava. Una neve leggera che si posava sulle vie e sugli alberi come il tempo sopra tutte le cose, e che tutto avrebbe reso uguale. Un po' come se, visti dall'alto, tutti si confondano in una moltitudine informe e indistinta, dove il singolo perde davvero ogni valore e la vita è un puro fatto di quantità.
Ma non è solo questo: è che veramente, senza saperlo, noi siamo l'ombra di chi ci ha preceduto, personaggi di un romanzo storico che percorre come per la prima volta strade già battute. Qualche giorno fa, ho voluto contrassegnare a me stesso alcune tappe di questo percorso, per ricordare e rassicurarmi, e ho segnato alcune date importanti, come il 28 febbraio 1909, il 12 gennaio 1996, l'8 marzo 1966, il 17 marzo 2008.
Mi sono anche detto che mi sarebbe piaciuto sapere che tempo faceva il giorno della mia nascita, perché saperlo avrebbe voluto dire distinguere veramente quel giorno da ogni altro, toglierlo dall'indistinta lontananza in cui si trova, come quando si dà un nome a un oggetto e questo diventa unico e familiare, e ho scoperto che la temperatura media di quel mese era 23,1 °C, la più alta di tutto l'anno e per molti mesi e anni ancora.

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