lunedì 8 agosto 2011

"La ricetta Monti scuote e divide la politica"

Gentile On. Cicchitto,
in riferimento alle sue parole riportate oggi dal Corriere della Sera a commento dell'editoriale di Mario Monti pubblicato in precedenza sullo stesso quotidiano («Quando i tecnici decidono di scendere in politica, rischiano di dimenticare molte cose e anche di cambiare le carte in tavola»), mi permetto di osservare che le sue sono clamorosamente, se ancora ci fossero stati dei dubbi, pure parole di un politico.
Non le parole di chi desidera entrare nel merito, risolvere un problema, collaborare al bene comune. Soltanto le parole di chi non vuole mollare la presa sul potere che detiene e non desidera intrusioni nella propria sfera d'influenza.
L'intervento di Monti, ineccepibile in tutti i sensi, è il risultato dell'esasperazione di chi osserva ogni giorno la piccolezza dell'attività politica italiana, una pozzanghera in cui ci si dibatte miopemente per conservare i propri obsoleti privilegi.
Il malcostume e la corruzione che dilagano fra i membri delle istituzioni sono offensivi per tutta la comunità di chi deve e vuole lavorare onestamente per una società più giusta, e il vostro risentimento nei confronti di giornalisti come Rizzo, Stella, Travaglio e altri è a mio parere soltanto una prova della malafede nell'amministrazione della cosa pubblica.
Non si tratta di populismo o demagogia, come spesso la classe politica ama ripetere. Semplicemente, essa è troppo compromessa e inquinata al suo interno, e deve farsi da parte per permettere ad aria nuova di circolare nelle stanze di governo.
Cordialmente,
Nicola Locatelli

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