giovedì 12 marzo 2009

Frédérique


Oggi mi è stato riletto un brano di un libro in cui si parlava di tristezza.
Riletto perché quel libro lo avevo già letto tempo fa, ma questo passo non era rimasto impresso nella memoria, ed è suonato come nuovo.
Mi è capitato spesso, negli ultimi giorni, di avere fra le mani libri che avevo dimenticato, sfogliarli e non riconoscere quasi le mie sottolineature, vederli all'inizio come un oggetto capitato chissà come fra le mie cose.

Un libro che non scorderò è I beati anni del castigo. È stato per me un rarefatto succedersi di immagini, coagulate attorno alla vita nei collegi femminili della Svizzera degli anni Cinquanta. Parole nervose e intense, immagino l'autrice come persona cui le cose hanno insegnato a essere distante da tutto, e a guardarle con il distacco e l'assenza necessari per vivere.
Quasi pagine di solido vivere, come se fosse un compito che non si è scelto, una distrazione da qualcosa di indistinto sullo sfondo, un buon viso a cattivo gioco.

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