giovedì 11 dicembre 2008
casa quanto ci stai, terre quante ne vedi
Martedì sera, chiudendo gli scuri della finestra della camera, ho notato che il cielo era coperto da uno spesso strato di grigio, carico di pioggia e di nebbia, molto diverso rispetto a quella trasparenza di cristallo del giorno prima, in cui si vedevano benissimo anche le stelle meno luminose.
Poco prima avevo finito un libro di Alda Bruno, La casina, la casa, le cose, ed ero stato contagiato dal senso di lenta calma che mi aveva trasmesso, quasi una nostalgia per un mondo che non esisteva più. Il primo pensiero, già mentre lo leggevo, mi ha fatto apprezzare la naturalezza con cui le parole accompagnano il digradare del mondo della nobiltà e delle ricche famiglie siciliane verso la contemporanea uguaglianza sociale, leggi appiattimento. Ma tutto questo languore ed eco di storie lontane mi ha fatto anche riconoscere il talento di chi scrive, capace di ricreare attorno a una trama di fatti esili e sparsi un'atmosfera densa, che resta profondamente addosso a chi legge. Soltanto una persona che appartiene a questo mondo poteva descriverlo così bene, leggera e ricca allo stesso tempo, una persona che ci ha vissuto e ne è rimasta impregnata.
Non sarei stato capace di andare oltre le 10 righe per scrivere questa storia. Mi piacerebbe molto possedere, questo sì, il talento del raccontare. E ora, ricordo le parole di chi diceva che complicare è facile, semplificare è difficile, e non mi sembra di essere d'accordo.
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3 commenti:
dunque... eremita sintetico... ma ti conosce il prof????
No..! è stata una sorpresa, ma sembra che mi conosca da sempre.. ciao orchidea..
orchidea... annoiata!!!!! secondo me sto prof ha poteri sopranaturali...
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