Ci sono periodi dominati da un’idea, da un filo conduttore che ricorre, periodi in cui ogni pagina che si legge, ogni sensazione e pensiero, regolarmente, impattano sullo stesso leitmotiv. L’idealizzare chi o cosa non si conosce non mi è mai mancato, sottofondo costante di tante esperienze, ma ora sembra affacciarsi da ogni parte, da ogni direzione.
Il bisogno di riversare su qualcosa o qualcuno le nostre aspettative assomiglia a volte a una fuga dalla cosiddetta realtà, ad un bisogno di rifiutare il caos esterno per darsi certezze.
Inutile rispondere che anche la realtà è ordinata. Sarà magari ordinata, ma secondo leggi divine – traduco: inumane – che non finiamo mai di scoprire. Tlön [che è il pianeta immaginario creato dalla sparsa dinastia di solitari di cui si parla nel racconto] sarà un labirinto, ma è un labirinto ordito dagli uomini, destinato ad essere decifrato dagli uomini.
Era una delle frasi che mi sono capitate sotto gli occhi, dell’immenso Borges, con cui tra l’altro questo blog è iniziato.
E’ un po’ come se, per guardare qualcuno, mettessimo in mezzo uno specchio credendo sia un vetro, finendo quindi per guardare noi stessi.
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