Ci sono ospiti a cena, non miei, e dato che questa sera devo correggere delle bozze, mi chiudo in camera con le cuffie.
Non c'è niente di più distraente della voce umana, se bisogna essere concentrati su qualcosa, perché la mente si appiccica alle parole ed è portata a seguirle anche se non si vuole, con il risultato di un inevitabile oscillare fra concentrazione e deviazione, ritorno alla concentrazione e nuova caduta nella scia dei discorsi.
Nelle cuffie, metto a volume alto un pianista, per coprire ogni rumore e darmi la sensazione di essere solo.
Mi accorgo allora, in sottofondo, che il pianista sta accompagnandosi con la voce, molto lieve per la verità, e mentre suona le note dello strumento hanno un contrappunto nel suo solfeggio improvvisato, la voce di una persona mentre canticchiava quarant'anni fa. Così, naturalmente mi sono distratto ascoltandolo, e prima di riprendere ho pensato di scriverlo.
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