martedì 2 giugno 2009

storie e omissioni


Mi chiamo Carlo Melada, sono nato a Milano il 17 maggio 1932. La mia vita l'ho sempre passata in questa grande città che amo molto, è stata una vita, purtroppo ho passato un periodo brutto della guerra, una vita un po' tribulata di miseria, di stenti, però una vita discreta. Sono figlio unico, ho abitato fino a 26 anni con i miei genitori, abitavo in via Prina, una trasversale di Mac Mahon, un quartiere dove di politica si parlava poco, case di cortile, si viveva in questi cortili, le strade erano libere e giocavi nel mezzo. Mi ricordo, lì era tutta gente che andava a lavorare, c'era proprio la spaccatura no? Durante la settimana l'abito di lavoro, la tuta, e la domenica mettevi il vestito della festa. E ancora a me è rimasta questa tradizione, io difficilmente l'abito che metto durante la settimana lo metto anche alla festa quando ho un abito particolare. [...]

Mi chiamo Gian Battista Cappelletti: sono nato al 20 dicembre del 1939 a Brembio, un piccolo paese del Lodigiano che oggi ha 2340 abitanti. Ho fatto la quinta elementare, la mia è una famiglia di nove figli, il papà e la mamma, non è che c'era molto da mangiare, però mi ricordo anche dei momenti bellissimi assieme ai miei amici e compagni. Al ritorno dalla scuola andavamo, mi ricordo, o a giocare al pallone all'oratorio, oppure, al giovedì, che era festa, nei campi dove c'erano i nidi per vedere di prendere i passerotti. Dei tipi di razze vivevano in gabbia, altri li mangiavamo. Poi andavamo per rane oppure andavamo a giocare con dei giochi che al giorno d'oggi nessun bambino penserebbe di fare, giocavamo con dei cerchi che sono i cerchi delle biciclette. Giocavamo alla lippa che era un gioco fatto con un bastone, oppure giocavamo al pallone anche in mezzo alla strada perché nelle strade di Brembio di macchine ce n'erano pochissime. [...]

Queste e altre sono esistenze antiche, che sembrano molto più antiche del tempo che è passato. Sono state trascritte in un Archivio del lavoro, che dà umanità a dei nomi di luoghi e di cose ormai senza più un volto: Alfa Romeo, Innocenti, Falck, Arese, Sesto San Giovanni...

Ma se il presente è così lontano, mi chiedo quanto lo sia il passato, quanto lontano possa mai essere. Il passato sono le occasioni che sono venute, mi hanno sfiorato e mi si sono sedimentate lentamente accanto, sempre più impalpabili, fino a scomparire.
Ci rifletto, e mi sembra che questa sia anche l'immagine del futuro: anche il futuro è fatto di occasioni che passeranno e lascerò affondare a poco a poco, e il mio tempo proseguirà per la sua strada.

tutto è cominciato già da un pezzo
tutto resterà a mezzo e niente si conclude...

Nessun commento: