martedì 20 novembre 2007
la stiva e l'abisso
A volte leggere la quarta di copertina è l’ultima cosa da fare per avere un’idea del contenuto di un libro.
Dopo l’incenso dei due o tre giudici entusiasti, che potrebbero anche avere ragione ma restano scontati e inflazionati e creano diffidenza in partenza, restava una descrizione per forza di cose generica e mancata, perché distillare un libro in tredici righe non si può.
A me pare che La stiva e l’abisso sia un libro sulla morte e la vita. Meglio, di come la vita sia un abituarsi all’idea della morte. Un libro barocco, un po’ perché ambientato su un galeone spagnolo del ‘600 immobile nella bonaccia, un po’ perché scritto in modo traboccante e ricco, spagnoleggiante appunto.
Dopo averlo finito ho riletto la quarta di copertina, ed effettivamente ho riconosciuto il libro. Ma il punto è che l’ho riconosciuto dopo, non prima. E forse, se non me l’avessero regalato, non l’avrei scelto.
Non che avessi saputo fare di meglio, ma i libri più belli sono sempre stati quelli che venivano da un suggerimento di un amico.
vice-capitale
A Londra ho trovato ricchezza di impulsi e suggestioni, una ricchezza che all’inizio mi ha stordito per il suo luccicante turbinio.
Poi sono passati tre o quattro giorni, e ha continuato a piacermi. Di giorno le mie mete erano precise, e si succedevano veloci mentre cercavo di non restare indietro e non dimenticare nulla. La sera, invece, questa sorta di ragnatela scompariva, e mi restava una libertà di scegliere che inebriava e confondeva; spesso sceglievo di camminare fino alla stanchezza.
Mi ricordo soprattutto il Blackfriars Bridge, che evoca subito ricordi bui, e certe scatole di fiammiferi trovate in una piccola libreria, che contengono poesie su biglietti ripiegati e a volte anche una caramella. Diceva la libraia, che la sua era più un’associazione di beneficenza che un esercizio commerciale.
Chissà se avrebbe continuato a piacermi nello stesso modo potendoci restare più giorni, o forse al contrario se avrei cambiato totalmente idea. Mentre me lo chiedo la lascio, ci penserò la prossima volta.
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