Slab ed Esther se ne stavano davanti a un cavalletto da pittore, nello studio di lui, a osservare il Cheese Danish n. 35, sentendosi reciprocamente a disagio. Il Cheese Danish era una mania recente di Slab. Da un po' di tempo aveva preso l'abitudine di dipingere, come in preda a furore creativo, questi dolci snack mattutini, in tutti gli stili, in tutte le condizioni di luce e di ambiente possibili e immaginabili. La stanza era già disseminata di Cheese Danish cubisti, fauve e surrealisti. "Monet ha trascorso l'autunno della vita nella sua casa di Giverny, dipingendo le ninfee dello stagno del suo giardino giapponese" sostenne Slab. "Dipingeva ninfee di ogni tipo. Gli piacevano le ninfee. Ora anch'io sono nell'autunno della mia vita. Mi piacciono i Cheese Danish, mi hanno nutrito più a lungo di quanto riesca a ricordarmi. E così li dipingo. Perché no?"
Non capisco da dove venga il rumore martellante, per la verità molto ovattato, che sento provenire dalla strada, dal soffitto, dai vicini, forse anche dalla tromba delle scale.
Riempirò semplicemente il mio bicchiere, e lascerò che la serata sfumi nell'indistinto.