
Poco fa ho spento tutte le luci, ho aperto la finestra e mi sono affacciato a guardare. Il palazzo di fronte ha due stanze illuminate, e seguendolo con lo sguardo si rastrema nelle sue file regolari di davanzali e cornici, fino a terminare solo un po' più in là nella grande cupola che rischiara il cielo come isolata.
Ho sentito l'accogliente silenzio della pioggia che cade solitaria sui ciottoli e nelle pozzanghere, scivola nelle grondaie e sulle foglie dei balconi, e ho sentito forte la mancanza di qualcuno con cui parlare la sera, con cui ascoltare questo silenzio senza fine.
Sono andato nell'altra stanza e ho preso un libro, perché mi piaceva l'idea di averlo vicino. Si chiama BN 194, è una raccolta di ricordi di famiglia, 194 fotografie e carte varie in bianco e nero che si susseguono nelle pagine, senza testo. Solo un piccolo albero genealogico e le didascalie.
L'ho sfogliato senza ordine, perché la vita non ha trama, e ho ricordato quando l'autore me ne ha parlato, e mi ha detto di essersi divertito.
Mi piace restare al buio ancora un altro po', intuire i contorni degli oggetti nella stanza e sentire il profumo dell'aria umida e pungente da fuori.
Tra poco accenderò una luce, e aprirò un altro libro.